Libero spazio a cura di Carina Panier
Libero spazio a cura di Carina Panier

 

 

  

visione consigliata

 

 

Questo spazio è riservato alle segnalazioni di videodocumentari che trattino in modo serio e documentato i problemi dell'invecchiamento, della senilità disagiata oltreché delle varie diversità. Noi, in attesa dei contributi di tutti voi e delle vostre segnalazioni,  abbiamo per ora fatto riferimento unico al ricco catalogo proposto dalla RSI/Storie,  creato con l'impegno di anni di lavoro dall'amico  Fredy Franzoni,  produttore televisivo della nostra emittente di Comano , cui va il nostro ringraziamento. Un video catalogo di impegno alto valore sociale che, quasi unico nel panorama europeo ha saputo aprire uno spiraglio di luce e di comunicazione nel mondo grigio della senescenza e diversità.

 

  

La lotta quotidiana di due ragazze contro l'handicap, per l'integrazione nel mondo di domani. Barbara (15 anni) e Surìa (13), due ragazze cieche dalla nascita che cercano con tutte le loro forze l'integrazione in un mondo che corre sempre più in fretta. A Losanna in pieno centro frequentano a tempo parziale il Centro pedagogico per handicappati della vista e le scuole pubbliche della città, oltre che il conservatorio dove cantano in un coro. Una storia intensa, densa di attività, che documenta la vita di due ragazze fortemente condizionate dal peggiore degli handicap ma comunque proiettate, come tutte le ragazze della loro età, verso il mondo esterno, alla ricerca di "cosa fare da grandi", alla ricerca (perché no?) Dell'amore o anche solo di una vita normale, con un grande senso di ottimismo e di coraggio.

      http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1865&idc=7890

 

"Respinto. No, grazie" è lo slogan dei membri del Club 74, un'associazione socioterapeutica, ricreativa e culturale nata 30 anni fa all'interno dell'Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale. Le storie degli amici del "Club 74", l'associazione socioterapeutica, ricreativa e culturale dell'OSC che offre la possibilità di esprimersi in un modo diverso, profondamente umano e creativo, a numerosi pazienti dell'istituto. Questa associazione compie quest'anno il trentesimo di attività, e per questa importante ricorrenza è stata organizzata una mostra al Palazzo delle Orsoline di Bellinzona con lo scopo di far conoscere al pubblico le opere artistiche dei membri di questo club.

     http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1794&idc=7908

 

La storia di David Mininno, un giovane cantante nato e cresciuto in un mondo di silenzio, da genitori entrambi sordomuti. Fin da piccolo, David si è sentito investito della funzione di mediatore tra il mondo dei sordi e quello degli udenti. Quando era bambino, faceva da interprete per i suoi genitori, oggi lavora all'Ente Nazionale dei sordi di Milano prestando la sua voce e il suo udito a chi ne è sprovvisto. Ma non solo. David canta e compone canzoni, e anche nella sua veste di musicista è riuscito a stabilire un ponte fra il mondo dei sordi e il mondo degli udenti: la sua musica è fatta di suoni ma anche di segni "melodici", di parole udibili ma anche di parole gestuali e "danzanti".

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1794&idc=7914

Livia Taddei, 42 anni, originaria di Brè, vive oggi a Granada, in Spagna, dove ha sviluppato e pratica la "fisiodanza", una forma di prevenzione fisioterapica fondata sulla commistione dei balli. A Livia Taddei piace viaggiare: dopo aver terminato gli studi liceali a Lugano si sposta a Basilea dove si diploma in fisioterapia. Nella città renana sviluppa anche le sue passioni per la musica, la danza e la letteratura che la porteranno in seguito a Granada per uno stage linguistico. Ed è proprio nella città andalusa, che Livia incontrerà l'uomo della sua vita e dove prenderà forma la fisiodanza, un modo nuovo di unire gli esercizi della fisioterapia al movimento ritmico.

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1794&idc=7934

Il coraggio di una donna combattiva che ogni giorno sa andare oltre il buio della cecità. Claudia Biasca, 39 anni, è cieca da quando aveva 8 anni. Nata nel Mendrisiotto attualmente vive nel Sopraceneri a Prosito, tra Bellinzona e Biasca. Sposata, madre di due figli, Claudia, nonostante il grave handicap gestisce la sua giornata in gran parte da sola senza aiuti esterni. La cecità per lei è soltanto un problema pratico e non influisce sulle scelte che lei ha fatto nella vita. Ci sono però alcuni motivi di rammarico importanti...

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1794&idc=7988

Ha due anni e mezzo e soffre di una terribile malattia genetica: non è in grado di muoversi, di deglutire e nemmeno di respirare autonomamente. I suoi genitori ci hanno chiesto di raccontare la sua storia. Per conoscere meglio la malattia che affligge Giuseppe Russo dalla nascita non basta sfogliare una qualsiasi dispensa medica, bisogna fare ricerche approfondite, la miopatia miotubolare, infatti, è una malattia genetica talmente rara che in Svizzera i casi si possono contare sulle dita di una mano. Non è una malattia di per sé mortale ma le ossa e i muscoli sono talmente indeboliti che le attività fisiologiche più elementari come il respirare e il mangiare (il deglutire) risultano impossibili. Giuseppe, per vivere, deve restare attaccato 24 ore su 24 ad un respiratore e deve essere nutrito con una sonda gastrica. Questo il suo destino, per tutta la vita, visto che si tratta di una malattia incurabile. Questo il quadro, ma attorno a Giuseppe ci sono due genitori convinti che loro figlio abbia diritto ad una vita "normale" a casa, in famiglia, con tutte le difficoltà che questa scelta impone.

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1794&idc=8021

Slavica Gloria Franchi ha lottato per anni contro i pareri dei medici che la consideravano depressa. Si è salvata trovando da sola l'origine della sua sofferenza. I medici dicevano che era pazza, ma Slavica Gloria Franchi sentiva che le sue sofferenze non erano di tipo psichico e nemmeno di origine psicosomatica. Nonostante le innumerevoli cure, il peggioramento era costante e pensava di morire. Nessuno l'ascoltava. Allora, con le sue ultime forze, ha consultato libri e dizionari di medicina, fino a scoprire che una grave allergia la stava piano piano spegnendo. Gli esami clinici le hanno dato ragione e dopo 6 anni di calvario Slavica Gloria Franchi è rinata.

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=42320

Stramazzare di sonno senza poter chiudere occhio. O meglio chiuderli, cercando con tutte le forze di dormire, invano. Si tenta di tutto pur di raggiungere il mondo di Morfeo: erbe, tisane, sonniferi, si legge, si guarda la TV … Secondo le statistiche, il 10% degli svizzeri, donne soprattutto, soffre d’insonnia. E la notte per loro spesso si trasforma in un vero e proprio incubo. La notte di chi non dorme è un mondo a sé. Il documentario di Alessandra Gavin Mueller, Che la notte ti sia amica , ci conduce in un viaggio fra sonno e veglia, reale e immaginario, fra obiettività e percezione. Incontreremo chi vorrebbe porre fine all’insonnia cronica e finalmente addormentarsi, chi sta sveglio a guardare gli insonni dormire o chi ascolta le voci della notte e chi – poiché non riesce a dormire- la notte cerca di godersela.

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=40540

Vivere recluso in bagno dentro ad uno scatolone. Impossibile? Invece è successo, nella civile Svizzera, con gravi conseguenze psichiche per il protagonista di questa amarissima storia. Domenica 21 febbraio a Storie il documentario "Lontani da casa", di Krysia Binek, racconta le vicende di persone con disabilità psichiche, ospiti di Casa San Nicolao. La struttura ospita oggi 12 persone di età compresa tra i 39 e i 60 anni.

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=40271

Durante la sua prima vita Arnoldo Meier era stato un appassionato di nodi. I nodi gli servivano per praticare meglio alcuni dei suoi tanti hobby, la montagna, la barca a vela. Chi lo aveva conosciuto diceva di lui che era una persona precisa, meticolosa, sempre capace di sorprendere per il suo grandissimo senso pratico; un buon marito e un buon padre di due figlie oggi già grandi. Sino alla soglia dei 60 anni la sua identità era stata più o meno questa. Poi qualcosa aveva iniziato a non più funzionare; vuoti di memoria, comportamenti strani, il suo senso pratico che vacillava. Alcuni test e la diagnosi: è Alzheimer! Il documentario di Michael Beltrami ci mostra Arnoldo Meier in questa sua seconda vita, quella di un ammalato d’Alzheimer di soli 66 anni, in un momento cruciale, dove tutto sta per cambiare in modo irrevocabile. Parla del declino di un uomo perso dentro a una malattia misteriosa e della sua compagna costretta a prendere delle decisioni molto dolorose. Nodi che non si possono più sciogliere.

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=40270

 

Che cosa succederebbe se un giorno non ci ricordassimo più che quell’oggetto si chiama “telefono”, che quella è una “casa”, che quelle sono le “chiavi”?
Ci rivolgeremmo a un medico per sapere il perché. Forse potrebbe essere soltanto un po’ di stanchezza, oppure l’indizio di un’improvvisa incapacità di denominare gli oggetti o le azioni della vita quotidiana. Scopriremmo che quelle si chiamano “anomie” e che quella parola che inizia con la “a” potrebbe presto associarsi ad altre parole che iniziano con la stessa lettera: afasia, amnesia, aprassia, agnosia, Alzheimer!Non un destino scontato, ma una possibilità; la malattia d’Alzheimer non è così facile da diagnosticare. Tutti abbiamo piccoli vuoti di memoria, tutti presto o tardi commettiamo degli errori perché non siamo concentrati o non abbiamo fatto qualcosa con la dovuta attenzione. Non è sempre il caso di allarmarsi, solo il tempo e l’eventuale peggiorare di questi disturbi potrà rivelare l’eventuale malattia. Conosciamo così Ferruccio, esperto di enigmistica che però a volte dimentica le parole più semplici, Gilda che non ricorda ciò che è successo poche ore prima e Piero che è l’unico dei tre ad avere per certo l’Alzheimer. Tre persone che in un’epoca in cui si parla sempre più spesso della malattia della memoria e di un probabile “tsunami grigio” stanno forse soltanto qualche onda più avanti a noi, perché l’Alzheimer non colpisce soltanto chi ce l’ha ma anche chi gli sta accanto e chi è chiamato a trovare delle soluzioni

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=40272

 

Preziosa la testimonianza del medico geriatra Dr. Graziano Ruggieri, attivo nel locarnese alla Clinica Hildebrand e all’Ospedale La Carità, che sarà ospite di Maurizio Canetta. Nello studio di Storie ci sarà anche l’autore Nicola Gardini (clicca qui per visitare il suo sito), che ha scritto nel 2007 «Lo sconosciuto» in cui racconta la storia del padre, ammalato di Alzheimer. Del 2009 invece il memoir delle sue esperienze universitarie, «I baroni. Come e perché sono fuggito dall'Università italiana», che è a un tempo denuncia della risaputa corruzione accademica, riflessione sul senso della letteratura e consuntivo dei suoi debiti intellettuali.

Altra ospite nello studio di Storie, Ombretta Moccetti della sezione ticinese dell’Associazione Alzheimer svizzera che ha sede in Via Vanoni 8/10 a Lugano. Il numero di telefono è lo 091 912 17 07. L’associazione pubblica anche un bollettino: «L’altra dimensione». Ombretta Moccetti, infermiera psichiatrica presso il centro diurno terapeutico Pro-Senectute, Lugano, ha raccontato l’esperienza della propria madre nel libro: «A Brüsinpiàn gariva ul suu: una storia d’Alzheimer», Edizioni Giornale del Popolo, Lugano, 1998. www.alzheimer-ti.ch

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=39427

 

Chantal Borgonovo è la moglie di Stefano Borgonovo, l'ex calciatore di Milan e Fiorentina che da tre anni convive con la sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Di questa terribile malattia, che ha una forte incidenza fra i calciatori e per la quale si stanno ancora cercando delle cure (oltrechè le cause), Chantal ne parla in studio con Sandra Sain.

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=23808

 

I settantenni di oggi sono molto diversi da quelli di un tempo, godono di buona salute e coltivano molti interessi. Viaggi, letture, corsi di vario genere per una terza età che fa sempre più rima con libertà e sembra precedere la vecchiaia vera e propria. Libertà anche di innamorarsi e di vivere un sentimento che si credeva lontano nel tempo ma che invece torna ad illuminare l’esistenza. Mirto Storni ha incontrato Fausto e Herma, Bruna e Costantino, Erwin e Luisa, tre coppie ticinesi che hanno raccontato le loro storie d’amore sbocciate dopo i settant’anni. Testimonianze tenere, sincere e sorprendenti di legami affettivi che soddisfano pienamente e che non fanno pensare all’avvenire perché, come racconta una delle coppie intervistate, “quei pochi giorni che abbiamo davanti li viviamo in pace e tranquillità”.

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=10091

 

Un incidente stradale, un infarto, un infortunio sul lavoro. Qualcuno chiama il 144 e parte l’ambulanza. Per la maggior parte di noi è un eco, un suono lontano, un riflesso blu nelle vetrate di notte. Una macchia gialla che attraversa l’indifferenza del traffico incessante, un’assolvenza, un picco e una dissolvenza. Un pensiero rimosso, per scaramanzia. Eppure quella sirena significa uomini in corsa contro il tempo, per arrivare prima, soprattutto prima, al crocevia delle anime. Il regista Andrea Canetta ha seguito con discrezione e partecipazione il lavoro quotidiano, che segna i ritmi, spesso drammatici, delle pattuglie di salvataggio. I soccorritori del servizio ambulanze della Croce Verde di Lugano hanno accettato, in questo documentario, di lasciarsi guardare un po’ dentro, di evocare quelle zone grigie e insondabili dove loro entrano spesso e di raccontare, al di là dei protocolli sanitari, l’uomo sotto la divisa.

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1803&idc=9196

 

Da parecchi anni ormai il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, sostenuto dai progressi medici e dal graduale miglioramento della qualità di vita, ha permesso a molti anziani di raggiungere, in buona forma, il traguardo dei cento anni. Le telecamere di Storie hanno seguito, da Lugano a Aquila, le storie di Elena, Giuseppina e Luigina, tutte centenarie, nella loro quotidianità. Senza eccessivi aiuti esterni, le tre donne conducono una vita tutto sommato attiva e piacevole. Leggono, s’informano e s’interessano al mondo che le circonda. Una vitalità, che attinge anche al loro lungo percorso attraverso i maggiori avvenimenti storici del XX secolo. Le guerre, gli sconvolgimenti politici e sociali, i progressi tecnologici … . Una memoria straordinaria, che le accompagna ogni giorno e che, soprattutto, non le rende ansiose di fronte all’inevitabile prospettiva di un distacco dal mondo terreno

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=42651

 

Alfredo è in coma da cinque anni a seguito di un grave incidente in bicicletta. Da quel giorno tutto è cambiato, o quasi. Non è cambiato l’amore che unisce Ivana a suo marito. Dal primo giorno si è battuta per poterlo curare in casa, ha studiato da infermiera e da tre anni lo accudisce giorno e notte.

Nel documentario Fin che morte ci separi il regista Danilo Catti documenta giorno per giorno, con la sua telecamera, la vita di Ivana e di tutti quanti assistono suo marito. Alfredo va nutrito, lavato, girato costantemente per evitare piaghe da decubito. Ivana compie tutti questi gesti con coraggio e con gioia, decisa a vivere il suo matrimonio fino alla fine. Una vita intensa, piena di interrogativi ma anche di risposte, sul senso della malattia e del legame sempre più profondo che li unisce. Un documentario toccante che ci interroga nel più profondo.

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=41638

 

Guido ha 35 anni, è nato e cresciuto a Massagno, adora pelar patate, ama il cinema e la pizza. Ha un fratello di nome Giovanni, sua mamma si chiama Daniela e suo padre Giangiacomo. Fra le sue molteplici caratteristiche ve ne sono due più importanti di altre: Guido è ipovedente e affetto dalla sindrome di Trisomia 21, ovvero, è down.

Guido vive con la sua famiglia, lavora come aiuto cuoco in un centro diurno per anziani di Caslano e presso l’OTAF di Sorengo. Benché sia affetto da un importante difetto della vista ama il cinema e la televisione: non si perde un telegiornale, va sovente al cinema e colleziona i film dei suoi amati Bud Spencer, Terence Hill e Walker Texas Ranger in DVD. A Massagno, all’OTAF e nell’ambiente più o meno tutti lo conoscono, Guido non è uno che non si fa notare... Il documentario «Abilmente diverso» racconta uno spaccato della sua vita. Una settimana con lui, dal mattino, quando si alza per il primo telegiornale, alla giornata trascorsa ai fornelli al rientro dopo al lavoro, quando prima di rincasare passa sempre a far visita alle sue amiche commesse al distributore di benzina dove lui ogni giorno si lascia andare al suo “vizio”: una coca-cola fresca. Senza dimenticare i suoi fine settimana sempre intensi, fra gite in montagna, tuffi in piscina, sortite al cinema, cene da amici e fratelli e appuntamenti culturali.

La vita di Guido è intensa e socialmente inserita. Per chi crede che un Down le sue giornate le passi nel vuoto, niente di più sbagliato. E anche per tutto coloro che pensano che un Down non possa diventare adulto, Guido ci dimostra il contrario. Certo, è adulto a modo suo, ma ci tiene a farlo notare. Nel raccontarci una settimana di Guido il documentario Abilmente diverso (di Niccolò Castelli) ci racconta il mondo che abbiamo di fronte a noi tutti i giorni attraverso gli occhi di chi, questo mondo, lo vede in modo un po’ diverso da noi ma con la stessa intensità

 

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=41278

 

 

Il rifiuto del cibo, la drastica perdita di peso, la magrezza che fa paura. Cosa spinge tante ragazze oggi a privarsi di cibo fino a rischiare di morire?
La regista Alessandra Mueller racconta come in un diario la battaglia quotidiana di due coppie di genitori le cui figlie sono diventate anoressiche: il dolore di veder la propria figlia sfiorire, trasformarsi in un’ammalata; i tanti perché, i pregiudizi da affrontare, i condizionamenti sulla vita affettiva e sociale della coppia. L’anoressia è una malattia subdola: quando sembra ormai sconfitta, ecco la ricaduta. Il ricovero in ospedale, la lotta contro la morte. E poi tutto ricomincia, un’altra volta. Una vera e propria odissea documentata giorno per giorno tra momenti d’angoscia e sprazzi di gioia.

 

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=38070

 

 

Bassirou aveva sempre il sorriso. Anche nei momenti peggiori: quando il dolore lo tormentava, quando doveva stringere i denti, mettercela tutta per vincere una partita di basket inchiodato su quella sua carrozzina sghemba, quando, abbandonato da tutti, finisce a chiedere l’elemosina… Bassirou, poliomielitico, nato in una povera famiglia senegalese, era un personaggio a Dakar. Amato, rispettato. Uno sportivo di gran classe, per anni campione africano di corsa su sedia a rotelle. Bassirou aveva una moglie, Sokhna, handicappata anche lei, e tre bambini. Aveva sì… perché lo scorso 12 novembre è morto, falciato da un furgone mentre viaggiava, con la sua carrozzina, su una strada trafficatissima di Dakar. Lasciando, appunto, una moglie e tre figli. Una tragedia che ha toccato il cuore di Gianni Padlina che ha realizzato questo documentario.(PACTE)

 

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=10091

 

 

Un incidente stradale, un infarto, un infortunio sul lavoro. Qualcuno chiama il 144 e parte l’ambulanza. Per la maggior parte di noi è un eco, un suono lontano, un riflesso blu nelle vetrate di notte. Una macchia gialla che attraversa l’indifferenza del traffico incessante, un’assolvenza, un picco e una dissolvenza. Un pensiero rimosso, per scaramanzia. Eppure quella sirena significa uomini in corsa contro il tempo, per arrivare prima, soprattutto prima, al crocevia delle anime. Il regista Andrea Canetta ha seguito con discrezione e partecipazione il lavoro quotidiano, che segna i ritmi, spesso drammatici, delle pattuglie di salvataggio. I soccorritori del servizio ambulanze della Croce Verde di Lugano hanno accettato, in questo documentario, di lasciarsi guardare un po’ dentro, di evocare quelle zone grigie e insondabili dove loro entrano spesso e di raccontare, al di là dei protocolli sanitari, l’uomo sotto la divisa.

 

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=8333

 

 

facilCon “Momo” Stefano Ferrari ci stupisce con il talento artisitico di un ragazzo affetto da disabilità psichica.Momo è un ragazzo affettuoso, allegro, è amato da tutti quanti lo conoscono. C’è però un aspetto che lo rende particolarmente “speciale”: il suo estro pittorico. Il senso dei colori, la vivacità della sua immaginazione ci lasciano a bocca aperta. Disabile o … abile? Una domanda tutt’altro che e!

 

http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=7908

 

La storia di David Mininno, un giovane cantante nato e cresciuto in un mondo di silenzio, da genitori entrambi sordomuti. Fin da piccolo, David si è sentito investito della funzione di mediatore tra il mondo dei sordi e quello degli udenti. Quando era bambino, faceva da interprete per i suoi genitori, oggi lavora all'Ente Nazionale dei sordi di Milano prestando la sua voce e il suo udito a chi ne è sprovvisto. Ma non solo. David canta e compone canzoni, e anche nella sua veste di musicista è riuscito a stabilire un ponte fra il mondo dei sordi e il mondo degli udenti: la sua musica è fatta di suoni ma anche di segni "melodici", di parole udibili ma anche di parole gestuali e "danzanti".

     http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=7914

 

Livia Taddei, 42 anni, originaria di Brè, vive oggi a Granada, in Spagna, dove ha sviluppato e pratica la "fisiodanza", una forma di prevenzione fisioterapica fondata sulla commistione dei balli. A Livia Taddei piace viaggiare: dopo aver terminato gli studi liceali a Lugano si sposta a Basilea dove si diploma in fisioterapia. Nella città renana sviluppa anche le sue passioni per la musica, la danza e la letteratura che la porteranno in seguito a Granada per uno stage linguistico. Ed è proprio nella città andalusa, che Livia incontrerà l'uomo della sua vita e dove prenderà forma la fisiodanza, un modo nuovo di unire gli esercizi della fisioterapia al movimento ritmico.

      http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=7934

 

Il coraggio di una donna combattiva che ogni giorno sa andare oltre il buio della cecità. Claudia Biasca, 39 anni, è cieca da quando aveva 8 anni. Nata nel Mendrisiotto attualmente vive nel Sopraceneri a Prosito, tra Bellinzona e Biasca. Sposata, madre di due figli, Claudia, nonostante il grave handicap gestisce la sua giornata in gran parte da sola senza aiuti esterni. La cecità per lei è soltanto un problema pratico e non influisce sulle scelte che lei ha fatto nella vita. Ci sono però alcuni motivi di rammarico importanti...

     http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=7868

 

In trasferta con una squadra di pallacanestro particolare: la squadra di Aldo e compagni. Quando l'handicap non conta più niente. Melissa va in trasferta con Aldo e i suoi compagni, un gruppo di atleti molto speciali. Speciali perché sono ottimi giocatori di pallacanestro, ma soprattutto per la simpatia, la carica umana, il coraggio con cui affrontano la loro condizione di disabili mentali. Sono i campioni del Basket Club 88 Bellinzonese e Tre Valli.

      http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=1864&idc=8021

 

Slavica Gloria Franchi ha lottato per anni contro i pareri dei medici che la consideravano depressa. Si è salvata trovando da sola l'origine della sua sofferenza. I medici dicevano che era pazza, ma Slavica Gloria Franchi sentiva che le sue sofferenze non erano di tipo psichico e nemmeno di origine psicosomatica. Nonostante le innumerevoli cure, il peggioramento era costante e pensava di morire. Nessuno l'ascoltava. Allora, con le sue ultime forze, ha consultato libri e dizionari di medicina, fino a scoprire che una grave allergia la stava piano piano spegnendo. Gli esami clinici le hanno dato ragione e dopo 6 anni di calvario Slavica Gloria Franchi è rinata.

    http://la1.rsi.ch/archivio_storie/welcome.cfm?idg=0&ids=4939&idc=40554

 

    incontro con la poetessa Alda Merini